Il mezzo pollo ed il suo sentiero

Il mezzo pollo ed il suo sentiero

“C’era una volta un mezzo pollo. Aveva una sola ala, una sola zampa, un solo occhio, mezza coda, mezzo becco, mezzo corpo, mezza testa. Il mezzo pollo era sempre affamato perché non riusciva a trattenere nulla di quello che mangiava. Qualunque cosa inghiottisse, scivolava dal suo mezzo stomaco. Ovunque andasse seminava la devastazione. Divorava intere piantagioni di frumento, granturco, riso e interi orti di lattuga, di legumi di qualunque cosa. E poi non bastavano un lago, un fiume, un mare con tutti i suoi pesci per placare la sua sete…
Dopo aver girato disperato tutto il mondo intero, quando tornò nel nostro amato deserto il mezzo pollo incontrò un altro mezzo pollo, morto di fame e sete quanto lui. Subito si vollero bene da buoni fratelli e decisero di unirsi. Non appena accostarono i loro mezzi corpi, la loro carne e le loro ossa si unirono per non staccarsi più. Da allora il pollo San Juan si nutre di un chicco di granturco e di una goccia d’acqua tutti i giorni. Questo gli basta per sentirsi sazio…”
(“La risposta è nella domanda” A. Jodorowsky)
Quando si cammina in montagna, in un sentiero faticoso, spesso ci si lamenta. Ogni passo verso la meta è difficile. Ogni scalino offerto dalla roccia sembra insormontabile. Le scarpe fanno male, i calzini sembrano ruvidi, la maglia appiccicosa. Qualunque cosa ci circondi e ci accompagni nel cammino può diventare motivo di critica. Eppure attorno a noi si erge un panorama stupendo. La magnificenza della Natura. Monti, vallate, profumi, brezza, aria pura…è tutto biologicamente perfetto. Il colpevole, perché è questo che cerca la mente, viene sempre cercato “fuori”…
Chi ci guida ? Chi ci ha obbligato a venire sino a qui ? Sicuramente non sa la strada…ha fatto confusione. Non poteva utilizzare un sentiero più semplice, meno ripido, più “schematico”. Eppure fa la guida da tempo. E’ passato di lì molte volte, e segue il sentiero tracciato da altri, da qualcun altro che gli ha detto e chiesto di passare di li. E in ogni momento che ci si lamenta si perde l’occasione di gustare tutto ciò che quel cammino ci può offrire.
Poi all’improvviso si scorge la vetta, il rifugio. Sembra a portata di mano ma,…manca ancora del tempo. La guida, chi guida il gruppo si ferma e con il dito indica il pezzo di strada mancante: “quello devi farlo da solo”. Nessuno può farlo al posto tuo. Finalmente ho capito cosa voleva dire, cosa voleva farmi capire e inizio a correre. Oppure esausto, mi fermo. Peggio ancora torno indietro.
Chi giunge alla meta, inspira ossigeno…aria pura. Assapora il silenzio di se stesso lontano dal caos dell’altro. Lontano da giudizi, condizionamenti. Lontano. Vede le cose dall’alto, vede la vallata da un’altra prospettiva che prima neppure immaginava esistesse. L’unica vera fatica che ha fatto è “fidarsi”…non della guida, perché anche quella è strumento. Di se stesso, quando ha deciso di intraprendere il cammino. Il cammino che l’ha condotto a guardarsi dentro, un po’ alla volta. La guida tanto criticata, le guide tanto osteggiate…sono sparite. Ognuna è a casa propria. Ognuna consapevole di aver “spronato” dei viandanti ad intraprendere assieme un pezzo di percorso. Ognuno consapevole di essere un uomo con un compito e non una divinità da venerare. Ma certi che il merito di chi è giunto in cima è solo e soltanto dei viandanti. Diversamente non sarebbero guide. Hanno dato strumenti, reali, senza creare dipendenze.
Nel frattempo inizia ad essere tardi. E’ ora di tornare a casa e inizia il viaggio di ritorno. Ognuno può tornare a casa propria. Ognuno arricchito di una nuova esperienza. Ognuno più certo di “esistere”. Ognuno in grado di trasmettere non ciò che ha capito ma ciò che ha “sentito”. Ognuno desideroso di portare altri a camminare in quel sentiero dicendo loro di non preoccuparsi di cose esterne…delle scarpe, dello zaino, della maglietta, del cibo…ma solo di ciò che portano dentro di sé. Uno di loro raccontando la giornata ai figli dirà che era partito con l’idea di un obiettivo da raggiungere ma che la cosa più bella e forte è stato invece il viaggio…
Anche quest’anno è arrivata la pausa estiva. Non è finito nulla, perché nulla è iniziato. Siamo in un ciclo in cui tutto fluisce. C’è stata vita e ci sarà vita anche dopo di noi. Abbiamo deciso di trascorrere del tempo assieme per camminare verso un obiettivo: noi stessi.
Molti arrivano con l’idea di portarsi a casa “concetti”, teorie, dati, tabelle e dopo 8 fine settimana si accorgono di aver fatto “semplicemente” un viaggio dentro a se stessi. Certo usando il loro corpo, ma dentro a se stessi, guidati da organi che altro non sono che bagagli di emozioni. Ma consapevoli che l’unica cosa che può condurli al benessere non sono pile di appunti e libri ma quotidiane azioni guidate dai propri desideri. Molti arrivano a questo viaggio per sapere e conoscere con la “mente” ed escono avendo fatto una esperienza con il “cuore”. L’esperienza di comprendere che in ogni istante siamo sempre i responsabili della nostra vita…sempre. Esperienza di annullamento della dualità: comprensione che non esiste inizio e fine…non esistono silenzio e rumore, non esistono luce e buio…sono tutti aspetti di un’unica realtà. Così anche il nostro corpo, le nostre azioni, i nostri stati umorali…tutto ciò che ci riguarda. Non esiste in due forme. Esistono solo espressioni diverse di un’unica realtà: ed i protagonisti siamo noi. Noi abbiamo il “potere” di decidere dove porci: in perfetta sincronia con noi stessi e con ciò che la Vita, la nostra Vita ci chiede o contro ad essa. Ma la scelta non la può fare la guida e neppure la fatica per arrivare in cima. Quando il traguardo sarà raggiunto tirando un sospiro di sollievo tutto sarà più chiaro…tutto più nitido e il merito sarà solo ed esclusivamente nostro.
Forse la follia non è una malattia, ma una sorta di amplificazione della coscienza. Siamo solo, troppo spesso, la metà di noi stessi e finchè cerchiamo fuori da noi, fuori dal nostro “spirito” vaghiamo divorando maestri e conoscenze senza mai sentirci soddisfatti. L’altra parte, incompleta quanto la prima è in attesa sino a quando giunge la “disperazione” ad aprire le porte del “rigore razionale” per unirsi a lei, “impensabile ombra” che diviene più grande o più piccola a seconda della posizione del sole, ossia dell’energia che ci tiene in vita.
Grazie a tutti coloro che hanno deciso di passare quest’anno, questo pezzo di Vita, questo tratto di strada assieme a noi…ci rivediamo a settembre…
Matteo e Daleth
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