La Paura di Morire: il contrario del verbo Vivere?

La Paura di Morire: il contrario del verbo Vivere?

Il dolore e la rassegnazione che emergono parlando con persone malate o sofferenti si placa solo comprendendo che quel dolore ha un senso e che la rassegnazione sia una scelta. Si placa non sparisce. La domanda, più o meno velata, rivolta ad una persona sofferente o malata è: “di cosa hai paura?”. La risposta, alla fine, è ovvia: la Morte. La paura di morire. Questo mette in luce la malattia, una sofferenza, il disagio di alcuni istanti della Vita.

Allora arriva una seconda domanda: qual è il contrario della parola Vivere. Ovviamente la risposta è “Morire”. Ma questo è un errore. Il contrario della parola Morte è Nascere. Si nasce e si muore ogni giorno. Ogni parte di noi muore e rinasce ogni giorno in un ciclo perpetuo che ci coinvolge per gli anni in cui percorriamo la Vita. E Vivere?

Vivere non ha un contrario. E’ un verbo, un’azione in divenire. È la nostra missione o la nostra condanna, a seconda di come la viviamo. E’ la sola cosa che ci chiede la Vita dal nostro risveglio al sonno serale, dalla nostra nascita alla nostra morte. Vivere. Ci sono però delle regole in questo verbo.

La prima è che non puoi “non vivere”. Se non vivi la tua Vita, vivi quella di altri. Se non stai vivendo, esistendo, esaudendo i tuoi bisogni…stai vivendo per altri, per i bisogni di altri. Tu non stai vivendo. L’essere umano si spiega su quattro livelli: uno corporale, uno sessuale o relazionale, uno emotivo ed uno ideativo. Se l’ideazione con cui conduci la tua vita, con cui adoperi il tuo tempo non è la tua, è quella di altri, dei tuoi genitori, della morale, o di un’etica che comunque non è tua. Non è né giusto né sbagliato: è. Se non stai bene, se senti che qualcosa nella tua Vita non va come deve…forse il tuo Vivere non ti appartiene, ma è vittima dell’ideazione di altri.

La seconda regola è che non scegli nulla. Sei l’attore protagonista di un copione che tu non puoi scrivere, né decidere. Ti è dato solo di gioire o trovare un senso in ogni istante a ciò che il tuo “cervello biologico” (che alcuni chiamano “coscienza”) decide di farti vivere. Fanno sorridere i poveretti che ancora credono di “controllare”. Nulla. Nulla di ciò che siamo e facciamo è soggetto al nostro controllo. Ne è prova che nessuno può sapere con certezza cosa farà o accadrà tra soli 5 minuti. Quindi la seconda regola porta con sé una sola possibilità: essere in ogni istante grati a noi stessi per ciò che chiamiamo “successi” e considerare “esperienze” tutto il resto. Non meriti, né colpe.

La terza regola è per pochi: la ricerca di un senso. Non per dominare l’incessante incalzare degli eventi, non per placare le emozioni, non per trovare occasioni di merito, per aumentare l’ego, per credere a mentalizzazioni come il perdono oppure l’accettazione. Ma per fare “pace con se stessi” e tornare all’Uno che è in noi. Il “senso” del nostro Vivere ci permette, se compreso, di riunirci alla Coscienza che ci pervade e guida in ogni istante togliendoci dalla Dualità a cui siamo condannati.

La quarta è ovvia: nessuno può aver paura di morire. La vera e unica paura che abbiamo è “Vivere”. Morire dura un attimo. Vivere è l’incessante procedere quotidiano all’interno di un tempo ed uno spazio proiezione di noi stessi. Vivere è “audace”. Vivere è comprendersi e comprendere (cum-prendere) nell’istante, nel cui e ora. E’ la perdita di ogni rabbia o rancore per ciò che è stato e di ogni ansia o timore per ciò che sarà. E’ il profumo dell’attimo presente: un “eterno carpe diem”. E’ la fiducia, anzi la fede, incondizionata nel fatto che tutto ciò che è accaduto, accade ed accadrà è Vita.

Per questo non è possibile “non Vivere”. L’augurio, l’unico che si può fare, quando si festeggia qualcuno che muore e rinasce è di “vivere”. Di smetterla di temere la “morte”, perché non è altro che un momento della Vita, che può con i suoi tentacoli farti perdere il gusto della Vita stessa.

L’augurio è quello di “vivere”, di “tornare a Vivere”. Mai come in questo momento la paura di un evento, tra l’altro improbabile, sta castrando molte persone che aspettano, con il fiato sospeso, qualcosa da qualcuno. Impauriti, ipnotizzati, fuorviati dalla paura…nel frattempo non vedono che quel qualcosa che aspettano è latente dentro di loro: e si chiama Vita. Ma se non ne alimentano ogni giorno le radici piano piano si spegne e se ne andrà, come qualunque cosa a cui non diamo valore…

 

Buona Vita Signori…Buona Vita

 

“…ce dicono de viver da morti, per poi resuscità…”

(Cit. Mannarino)

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