La cena degli imbecilli

La cena degli imbecilli

E’ facile pranzare con dei “simili”.
Con chi la pensa e si comporta come noi.
Per rinforzare le nostre convinzioni. Per autoconvincersi che stiamo facendo la cosa giusta o già l’abbiamo fatta. Un ladro non inviterà mai a cena un giustiziere che oltre a criticarlo impugnerà l’arma per arrestarlo. Mai.
Invece noi facciamo così. Il nostro cervello fa così.
Si circonda di simili in grado di rinforzare “selettivamente” il nostro agito ed il nostro pensiero. E lasciamo fuori casa, escludiamo, qualunque persona la pensi diversamente. Chiunque non sia disposto ad assecondare il nostro pensiero.
Ma la cena degli “imbecilli” spesso viene interrotta da qualche intruso che, come la Dea Eris, mette “zizzagna” tra i commensali e smette di adulare il padrone di casa. Si, perché ciò che davvero vogliamo è essere adulati, compiaciuti e premiati rispetto alle nostre scelte.
Cerchiamo conferme alle nostre decisioni lavorative, ai cambi di posto, di funzione, commiserazione rispetto alle punizioni, ai richiami che riteniamo sempre ingiusti, cerchiamo compassione o adulazione. Cerchiamo una parola di conforto rispetto ad un mostro o una stronza con cui siamo stati per anni, approvazione.
E ci circondiamo di persone che vivono la stessa situazione o in grado di capirci e “darci ragione”. Perché se arriva l’intruso sono problemi. Una persona in grado di metterci dei dubbi sulla nostra responsabilità dà fastidio. Irrita. Mette in crisi. E’ difficile da sopportare.
Meglio cercare altri lavoratori dipendenti che ti dicano che la libera professione è un rischio o liberi professionisti che ti dicano che la dipendenza è un suicidio.
Meglio single o separati che ti dicano che “è meglio così” e “hai fatto bene perché l’altro è uno stronzo” o attempati coniugi che ti dimostrino che la coppia è deceduta da anni.
Meglio.
Piuttosto che qualcuno che violento come una scure ti dica: ascoltati dentro…ascoltati.
Circondati da persone che nel rispetto e nella dignità della tua persona, ogni giorno, creino delle criticità nel tuo comportamento.
Escano dalla dualità ed entrino nella responsabilità della tua persona. Si, perché, al padrone di casa va detto che parte della responsabilità è sua…anzi per la sua vita è tutta sua. E che tutto ciò che è accaduto l’ha ardentemente voluto…tutto.
E al resto delle persone coinvolte nella sua vita va detto scusami…soprattutto se tutto ciò che ha fatto non era frutto della sua ideazione ma di quella imposta dal suo clan.
Ma per fare tutto questo servono occhi diversi…occhi diversi per vedere una realtà diversa: la propria.
Servono occhi per guardarsi dentro e prendersi la responsabilità della propria vita, lasciando fuori quella degli altri.
E li hanno in pochi.
Gli altri organizzano cene e pranzi tra imbecilli.
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