La Valanga

La Valanga

Per far iniziare una valanga basta uno starnuto. E’ sufficiente creare nel posto giusto al momento giusto un evento che “smuova” un po’ di neve e questa, per forza di gravità e cinetica, precipitando andrà a coinvolgere altra neve, aumentando il potenziale della valanga, dandole un potere “distruttivo”…ma di fatto riportando a zero, in un punto diverso da quello iniziale, tutto ciò che l’ha generato in uno spazio ed in un tempo diverso.
Tutti conoscono l’effetto “Butterfly” (effetto Farfalla) descritto da taluni che si occupano di fisica quantistica: il battito d’ali esercitato da una parte del mondo può, se vi sono le condizioni spazio temporali adatte, determinare altrove un uragano. Tutto questo è straordinario ma, nella pratica quotidiana, cosa ci serve ? Cosa mi serve osservare una valanga di neve…cosa uno tsunami generato qualche decina di chilometri all’interno del mare distruggere parte della costa ?
La Vita, questa Vita, è straordinaria perché ti offre quotidianamente le risposte alle domande: senza il bisogno che tu te le ponga. Immaginiamo, per un attimo, che il mio bisnonno abbia contratto in vita un debito di 500 lire (delle vecchie amate lire); non riuscendo a pagarlo lo trasferisce poi a mio nonno ma…con i dovuti interessi, tanto che questi un giorno, si trova a dover pagare nel corso della propria vita 50 mila lire. Gli viene però data una possibilità dall’Ufficio delle Entrate: o paghi tu e risolvi oppure lo passi a tuo figlio con gli interessi. Egli, un po’ per incapacità (non ha i mezzi) un po’ per ignoranza (non è totalmente consapevole dell’eredità che gli viene lasciata è che lascerà !!!) non lo paga e lo passa a mio padre. Questi, attonito, si trova, un carico di 5 milioni di lire e gli viene data la stessa possibilità: risolvere o passare avanti. I mezzi non li ha ne è consapevole di cosa accadrà “passandolo oltre”.
Infine arrivo io. Un giorno mi arriva una cartella esattoriale: 500 mila euro. Sono 100 anni di interessi…la moneta è cambiata (da lire ad euro). Nessuna possibilità: o paghi o muori. Chino il capo. Sento, penso e rifletto. Muoio. Questo è ciò che vedo accadere ogni giorno. In questo straordinario gioco non ci sono colpe né colpevoli. Non esiste il perdono né esistono giudici. Esistono degli “eventi” (tipo maturare un debito) ed esiste il “modo di vederli” e di “agire” (non “reagire”) rispetto ad essi.
Una prima considerazione: se mio padre ce l’ha fatta non pagando il debito perché dovrei farlo io ? Lui è “sopravvissuto” e l’assunto che potrebbe fare il mio cervello è che pere “sopravvivere” è necessario “non pagare il debito” finchè…
Finchè qualcuno non ci lascia le penne. Finchè l’Agenzia delle Entrate della Vita non si stanca e chiede di saldarlo. Finchè la valanga non raggiunge il fondovalle e scarica tutta la sua potenza. Non c’è giusto o sbagliato. Lei “deve” scaricare.
Il mio bisnonno è dovuto partire, spesso. Emigrare per lavoro. Mio nonno si è “strutturato” con l’idea che il padre c’è, ma deve essere assente, deve andarsene, talvolta riapparire. Poco invero. Mio nonno trova un lavoro lontano: è ancora più via di mio bisnonno. Praticamente è solo idealizzato. Mio padre “sa” che esiste, ma nel suo modo di “concepire” per sopravvivere è funzionale che il padre sia assente. E così fa con me…sino a che, nella stirpe, per essere “assente”, ma proprio assente…è necessario che qualcuno muoia. Nei modi e nei tempi che ciascuno di noi decide…ma che “non ci sia”. La morte di qualcuno per il cervello e la stirpe è un’ottima soluzione: ti permette di idealizzarlo, ti permette di compiangerlo, ti permette di attuare una strategia di sopravvivenza. L’uomo, il padre, deve essere assente, perché così all’inizio il clan è riuscito a sopravvivere: ma all’inizio era per lavoro. Il debito era piccolo. Ora l’ultimo del clan…pagherà il debito sorbendosi la furia della valanga.
Ogni giorno è così. Concretizziamo i debiti di chi ci ha preceduto. Ogni giorno…possiamo fare solo due cose: tirarci su le maniche e andare all’ufficio delle Entrate provando a pagarli, diventando però consapevoli e attuando strategie oppure, se ci è concesso, passare il debito a chi ci viene dopo. Non esiste un’altra possibilità. Ogni giorno è così. Ed ogni giorno nolenti o volenti oscilliamo tra l’ignoranza di un debito e la possibilità di pagarlo. La prima reazione è di rabbia, di rancore. Verso chi questo debito me l’ha passato. Inutile. Spreco di tempo ed energia. Non avevamo mezzi e risorse per pagarlo. Spetta a me, a ciascuno di noi farlo. Altrimenti, con amore, lo passeremo ai nostri figli con un abbraccio ed un bacio dicendo loro “ti voglio bene, ma io, non ci sono riuscito”.
Le vite che vedo scorrere innanzi a me sono tutte così. Il ripetersi di eventi tra una generazione e l’altra. Aumenta il peso…prima solo ideazioni, progettazioni, poi diventano emozioni, poi relazioni ed infine…malattie. E per qualcuno morte. Se da un lato è straordinario perché ciò che leggi nei libri e intuisci nel tuo cuore prende forma, dall’altro emerge il dramma della nostra Vita ben espresso dalla frase di Jung: “Se non porti in coscienza l’in-conscio questo guiderà tutta la tua Vita e tu lo chiamerai Destino”.
Qualcuno ne esce. Ha il coraggio (cor-aggio), l’azione del cuore, di guardare il “debito”, la propria parte buia che si porta appresso da qualche generazione. Come una signora vestita di nero che ti bussa ogni giorno alla porta. La fa entrare, sedere al tavolo. Ci pranza assieme e le chiede cos’ha da dirgli. Cosa vuole che faccia. Alla fine il manto cambia colore. Anche il volto diviene visibile. Ed il debito si risolve con una stretta di mano, un abbraccio e due baci…la nera signora si è trasformata in una bellissima donna che di nome fa Vita.
La nostra seconda Vita. Si perché ne abbiamo due ma la seconda inizia solo e soltanto quando “comprendi” il “senso della prima”. Allora iniziamo a Vivere. Prima è bieca sopravvivenza. Va bene, è perfetta, ma è sopravvivenza. E dentro a questo vortice ci siamo tutti…tutti. Nessuno escluso.
Con un sorriso di supponenza qualche “autorevole collega” (io sono un piccolo medico di “campagna”) mi chiede “Ma tu credi davvero a queste cose ?”. Credere, signori, è un atto di fede. Credere implica non vedere, non sentire, non ascoltare ciò a cui credo. Io ho risposto “Collega, io verifico…ogni giorno ascolto le persone (dote ormai persa…l’ascolto). Ogni giorno verifico, rispetto ai loro debiti, cosa stanno “pagando” e cosa stanno passando ai posteri”. Allora ancor più deridente mi dice “E quali cure somministri ?”. Peccato che cura derivi da una parola che significa “osservare e responsabilizzare”. Scovare il tuo debito, ascoltandoti ed osservandoti, aiutarti a portarlo alla luce. Lasciarti libero di pagarlo o passarlo, per “amore” nei tuoi confronti: questa è una “bella cura”. Ma se non hai i mezzi per “capire e sentire” credi ancora che il tuo posto autorevole, che la carica che occupi, che il lavoro che fai, che la vita che vivi…sia tua ? No, stai pagando un debito. Prima o poi perderai tutto…e sarà l’occasione per ritrovare te stesso. Cosa sei al di fuori di ciò che fai ? Se domani perdessi tutto ? Lavoro, nomea, fama, reputazione, etc…La certezza viene da quel malessere che avverti la sera prima di addormentarti. Nell’incapacità di essere felice per ciò che sei, indipendentemente da ciò che fai. Lo Zingarelli identifica la felicità come la sensazione che ha uomo quando non gli manca nulla. E cosa manca ad una persona infelice ? L”’esistenza”…non percepiscono che è tutto governato amorevolmente dal battito di una farfalla occorso qualche tempo prima, in uno spazio ed in un tempo diverso. E finchè non assumiamo la pastiglia rossa che ci sveglia dalla Matrix siamo parte o evento finale della valanga.
Non mi credi ? Fai bene: verifica ! Spogliati di ciò che fai e presentati alle persone per ciò che sei. Senza dire altro di te…ciò che sei. Se non hai nulla da dire…la valanga è in corso.
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