Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo…

Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo…

“Ogni volta che impariamo qualcosa di nuovo,
Noi stessi diventiamo qualcosa di nuovo…”
Leo Buscaglia
Ebbene…siamo arrivati al traguardo. Abbiamo trascorso 16 giorni assieme…se Leo Buscaglia ha ragione siamo “diventati qualcosa di nuovo”. Non giusto o sbagliato, non bene o male…qualcosa di diverso. Conoscere cose e persone nuove ci cambia, inevitabilmente. Ha cambiato voi, ha cambiato me. Ogni volta che mi raccontate una storia, ogni volta che mi ponete una domanda una parte di me si chiede perché…perché quella domanda e perché in quel momento. E parte del silenzio che osservate è perché uso quella domanda per me. Per capire perché ne avevo bisogno in quel momento…cosa di me doveva essere portato in consapevolezza.
Dall’altra parte voi…ho conosciuto una settantina di persone…ed ora dopo otto mesi ne ho altrettante che pensano e sentono diversamente. Certo. Perché anche se non ve ne siete accorti “qualcosa è cambiato”. Sguardi, posture, espressioni…ma soprattutto percezioni. Questo enorme flusso di informazioni è entrato. Ha trovato una sua collocazione. Per modi e tempi. Qualcuno penserà di non ricordare nulla. Di non aver tenuto nulla. Impossibile: il cervello registra tutto. Ogni attimo della nostra vita viene archiviato e l’attimo dopo risente dell’attimo precedente. Da questa parte dell’aula il cambiamento si vede e sente. Forse qualcuno di voi non si sente ancora pronto a muoversi “dentro i foglietti embrionali”…ma inizia la voglia, il desiderio di “decodificare la vita” ed i suoi eventi.
Noi non pensiamo, veniamo “pensati”…il nostro cervello in ogni istante ci “pensa”…il nostro libero arbitrio risiede nell’acquisire la consapevolezza di come siamo pensati. E’ questo il regalo che ci siamo fatti. Iniziare a comprendere come “viviamo questa fantastica avventura che si chiama Vita”. Perché, con calma, una volta che ho consapevolezza, non “sento” più la vita come prima…ho, senza volerlo, modificato il mio risentito.
I semi di un cambiamento sono stati gettati. Profondamente. Troveranno terra fertile o arida…non importa. Sono stati gettati. Comunque ciascuno di noi si troverà ad un bivio: chiudere libro, appunti e slide in un cassetto facendo finta di niente oppure lasciare che il seme diventi un albero dandogli ogni giorno un po’ di acqua. Non c’è una scelta giusta ed una sbagliata. La bio-logia è straordinaria…è semplice, intuitiva, facile…ma la cosa difficile è “fare”…una volta capito…fare. Ho conosciuto, voluto bene, accompagnato molte persone nella sofferenza e nella morte (l’ultima qualche settimana fa) da amico e uomo prima che da medico. Molte. Con molti siamo arrivati a capire tutto…con la Mente.
Ma molti hanno preferito soffrire e morire piuttosto che cambiare. Non è un “preferire” conscio. Non l’hanno scelto. Non ne avevano i mezzi. Qui sta la sofferenza di chi guarda da fuori. Il dolore di chi “accompagna”. Come vedere una scena in cui vorresti intervenire, dall’altra parte di un vetro: tu gridi, ti agiti, sbraiti…ma li tutto accade perfettamente. Questo è stato il mio obiettivo per questi 16 giorni. Usare la mente per arrivare al cuore. Usare le nozioni, le “slide”, gli appunti per arrivare a donarvi e donarci strumenti di cambiamento. Perché anche voi ne avete donati a me. Il mio obiettivo era quello di usare la bio-logia per indicarvi la strada e la modalità con cui il cervello “struttura” le scelte.
La malattia piace, attira, riempie le sale. Eppure la sofferenza è altrove. Quando arriva al corpo il “dolore” ha già violato e passato altri 3 strati della nostra esistenza. Oramai il cervello non sa più come dircelo di “cambiare”. Malattia ha nella stessa parola la radice di due importanti vocaboli: anima e sogno.
L’anima è la parte di noi che ci “anima”. E’ il nostro “progetto senso” che quotidianamente ci progetta, ci fa incontrare persone, lavorare, gioire, soffrire. E’ la nostra parte più profonda. La malattia è una sofferenza di questo progetto. In Natura ciò che è inutile e senza senso viene eliminato. E questo accade. Quando perdiamo di vista il nostro “progetto senso”. E qual è ? Chiedetevelo…per coloro che staranno con noi il prossimo anno sarà più semplice, ma chiunque può chiedersi, in un momento di solitudine: che cosa vorrei fare? Chi vorrei essere? Cosa mi piace? Qual è il mio sogno?
Sogno è una parola che deriva dal “sonno”. Sono le immagini che ci invia il nostro cervello, archiviate durante il giorno, durante tutta la vita. Con cui “comunica “ con noi. La malattia è la mancata realizzazione dei nostri sogni. Gli ebrei mettono in stretta relazione la salute fisica con la capacità di sognare. Qual è il tuo sogno ? Se non hai un tuo sogno, vivi il sogno degli altri…è perfetto se somiglia al tuo. Più persone che sognano assieme iniziano a desiderare (dal latino “guardare le stelle”, “bramare qualcosa”). Più persone che desiderano assieme costruiscono la realtà. L’importante è non perdere mai la connessione dei propri sogni con il proprio progetto senso. I bambini sono coloro che sognano di più. Gli adulti perdono questa “dote preziosa”.
L’altro obiettivo che avevo era di “risvegliare” il bambino che è dentro di voi. Andare a contattarlo. Usando il mio, obbligandolo a svegliarsi per parlare con il vostro. Prenderlo per mano e dirgli che può smetterla di mettersi maschere. Che può esistere e ascoltare i propri bisogni…
Siamo arrivati al capolinea di questo primo anno. Grazie. Dei baci, degli abbracci, delle lacrime, delle foto e delle lettere. E dei bulbi che mi avete donato. Ma soprattutto del fatto che per 16 giorni, quest’anno, ho sentito che non sogno da solo, che non desidero da solo, ma che sono parte di un progetto che sta diventando una realtà…
“Quello che siamo è il risultato di ciò che abbiamo pensato”
Buddha
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